Al Crist

 

Il 1700 volgeva ormai al termine. Nell'abitato di Casa stanga viveva un uomo di nome Antonio, ma per tutti era Tônin 'd Marieta, dal nome della madre.

Aveva quasi ottant'anni e, per quell'epoca, era una veneranda età.

Viveva solo perché, benchè un tempo capo di una numerosa famiglia, aveva perso la moglie da parecchi anni e i figli, alcuni si erano sposati, altri erano andati a cercare lavoro chi in Francia e chi in Piemonte e due erano morti in giovane età.

Era sempre stato un gran lavoratore, un buon padre e un buon marito; un uomo onesto e generoso che volentieri si prestava alle necessità degli amici.

Ora, era lui a ricevere l'aiuto dei vicini che lo amavano e lo rispettavano.

Nella bella stagione, quando il sole stava per tramontare, col suo incedere lento, appoggiato al bastone, se ne veniva a riposare sul muretto all'incrocio della mulattiera che da Casa Stanga va verso il Pasquè, con quell'altra che, da una parte scende a Fontana e, dall'altra, per Casa Steffanino, sale al Piaggio.

Lì, poteva incontrare qualche passante con cui scambiare due chiacchiere.

Anche quella sera di settembre, dopo aver consumato la sua parca cena, venne a sedersi sul suo muretto.

Dopo un po' vide avvicinarsi un viandante sconosciuto. Era giovane, bello, con barba e capelli biondi e lunghi sulle spalle. Era avvolto in un mantello bruno.

Anch'egli si sedette sul muretto e iniziarono a parlare.

Dopo il tramonto, il viandante se ne andò. Ma la sera dopo, era di nuovo lì con Tônin a chiacchierare.

Anche quella sera di settembre, dopo aver consumato la sua parca cena, venne a sedersi sul suo muretto.

Dopo un po' vide avvicinarsi un viandante sconosciuto. Era giovane, bello, con barba e capelli biondi e lunghi sulle spalle. Era avvolto in un mantello bruno.

Anch'egli si sedette sul muretto e iniziarono a parlare.

Per molte sere nessuno dei due mancò all'appuntamento. Qualche raro passante li vide e la notizia dello straniero che parlava con Tônin, incominciò a circolare per Casa Stanga e per le frazioni vicine.

Qualcuno, con garbo, chiese al vecchio chi fosse il viandante sconosciuto, ma lui invariabilmente ripeteva:

- É un segreto!

La curiosità della gente crebbe e così alcuni giovani, a tarda sera, fecero bere qualche bicchiere in più al vecchio Tônin, nella speranza di farlo parlare e rivelare così il suo segreto.

Ma neppure sotto l'effetto deI vino, raccontò nulla; solo ripeteva:

- É un segreto e lui non vorrebbe!

Una sera sul finire di settembre, mentre il sole stava calando dietro le creste ghiacciate deI Fletschhorn, un ragazzotto che veniva dalle selve del Pasquè, vide i due seduti sul muretto.

Si fermo sbalordito perche il pellegrino gli parve tanto luminoso da essere quasi accecante; ma fu un attimo, perche il sole scomparve e tutto tornò come prima. 

Quel ragazzo, mentre si recava a Casa Stanga ancora impressionato dalla visione, cercava di calmarsi dall'agitazione che l'aveva preso, ragionando che forse era stato un effetto ottico proprio perchè in quel momento, lo straniero si trovava contro la luce deI sole, basso al tramonto.

Arrivò a casa e ancora sconvolto, raccontò ai famigliari ciò che aveva visto e tutti rimasero perplessi. Per il resto della serata nessuno fece piu caso a Tônin. 

Il mattino dopo, i primi passanti, trovarono Tônin ancora seduto sul muretto, ma ormai privo di vita. I suoi occhi aperti, fissavano immoti un punto lontano nell'immensità deI cielo. Sul suo volto, solcato da mille piccolissime rughe, vi era un'espressione di infinita beatitudine.

Con grande riverenza lo raccolsero e lo composero per l'ultima volta sul suo vecchio letto.

Il giorno deI funerale, mentre la sua bara era posata sopra il nero catafalco in mezzo alla navata centrale della Parrocchiale, misto all'odore acre dell'incenso, tutti i presenti avvertirono un intenso profumo di rose anche se nella chiesa non vi erano che pochi fiori di campo.

La gente parla a lungo, con devozione, nelle sere invernali, di Tônin, deI viandante e del loro segreto e tutti, sottovoce, bisbigliavano che il pellegrino, altri non poteva essere se non Gesù Cristo in persona.

Delle pie, anonime mani, piantarono vicino a quel muretto, una rozza croce di legno a ricordo di quegli eventi strani.

Anni dopo, quando per le intemperie, la croce di legno marcì, fu eretta al suo posto, una stele di granito lavorato, in cima alla quale fu fissata una croce di ferro battuto.

Da quei tempi lontani, quel luogo all'incrocio delle mulattiere, lì dove i due strani amici si incontravano, si chiamò e, ancora oggi si chiama: "AL CRIST ".