Lago delle Streghe

Il Lago delle Streghe (Tratto dal libro: SUSSURRI NEL VENTO di Luciana Rigoni)

II sole dardeggiava sul piano di Veglia in quel pomeriggio di agosto di tanti, tanti ....ma tanti anni fa.
Il cielo era di un blu cobalto e contro di esso si stagliavano le cime dei monti che si spiegavano in anfiteatro,
ammantati di ghiacciai scintillanti. Le mucche si erano radunate nel vaccareccio e stavano, accosciate sull'erba smeraldina, pigramente ruminando.

Solo le grosse teste e le code si muovevano a tratti, scacciando le mosche insistenti e moleste.Anche i campanacci, in questa quiete pomeridiana, erano più silenziosi. Antonio Grossi, uscito dalla sua casera di Aione, si era accorto che mancava un vitellino.

Al mattino, la sua mandria si era spinta piano piano a pascolare su per il pendio dietro la stalla e si era sparpagliata fra i larici e i rododendri, verso i laghetti.Antonio chiamò allora la più giovane dei suoi figli, Annamaria, e le ordinò di andare alla ricerca del vitello disperso. La fanciulla, dodicenne, si incamminò svogliata, su verso il bosco in cui avevano pascolato le sue vacche.La polenta e latte appena mangiata, le pesava un po' sullo stomaco e ora, col caldo e l'afa pomeridiana, un greve senso di sonnolenza la stava invadendo.

Saliva adagio per gli angusti sentieri che si diramavano come una ragnatela fra piantine di mirtilli e arbusti di rododendri che ogni tanto nascondevano un sasso o una grossa radice di larice.
Chiamava il vitello, ma non lo vedeva e non sentiva nessun rumore.

Ad un certo punto la breve ripida salita terminò in un tratto pianeggiante in cui si aprivano due graziosi laghetti che
comunicavano tra loro. Erano incorniciati di abeti e larici: alcuni di essi, annosi e contorti, altri giovani e slanciati. Le acque erano limpidissime, sorgendo proprio lì, dopo aver percorso sotto terra, la strada dalla loro nascita ai piedi dell'Amonscei, contrafforte del Monte Leone. Sul fondo dei laghetti si vedevano delle pietre immerse nel limo. Sulle sponde l'erba era tenera e qui l'aria era più fresca.

Annamaria immerse le mani nell'acqua, vi giocò un poco e poi, stanca, si sdraiò sulla riva e si addormentò.
In breve, come sovente succede in montagna, il tempo incominciò a guastarsi: grossi nembi si levarono sopra Cianciavero e nuvoloni neri spuntarono dietro il Rebbio. Il cielo divenne grigio e il sole scomparve.

Quando i due cumuli di nubi, sospinti dal vento, si incontrarono, scoppiò improvviso il temporale. Un lampo solcò il cielo, subito seguito da un tuono che echeggiò tra le rocce, come una fucilata. La pioggia incominciò a scrosciare a grossi goccioloni e l'acquazzone divenne violento; ondate d'acqua trascinate dal vento, spazzavano il piano e piegavano le cime dei larici.

L'aria si fece cupa, quasi fosse già notte. I lampi e i tuoni si susseguivano a brevissimi intervalli.
Annamaria si svegliò proprio quando un fulmine si abbatté su un vecchio larice che fu avvolto da una rapida fiammata e poi, con un colpo secco come una cannonata, si spacco in due da cima a fondo.
La fanciulla, spaventata e fradicia, non ebbe la forza di muoversi; restò addossata ad un albero, pervasa dalla paura.

Ad un certo punto, vide sbucare dal bosco di fronte a lei, delle figure sgraziate.
Avevano abiti scuri lunghi fino ai piedi e sul capo degli strani cappelli neri, alti e appuntiti. I lineamenti dei volti erano decisamente brutti, con nasi adunchi e bocche sdentate in visi solcati da numerose, piccolissime rughe.

Ognuna di queste figure, che procedevano in fila indiana, reggeva fra le mani un recipiente somigliante a una piccola zucca, dentro il quale brillava un lumino

Annamaria sentiva il suo cuore batterle furiosamente nel petto e lo sgomento la tenne immobilizzata contro il tronco della pianta. Annamaria si senti accapponare la pelle, mentre l'orrore e il panico si tramutavano in terrore.I canti e le danze divennero sempre più forsennati finché, di colpo, cessarono e le streghe, tutte assieme si tuffarono nel lago.

Passarono vari minuti che ad Annamaria parvero un'eternità. La testa le doleva, il cuore impazziva; si sentiva soffocare e perse i sensi.Il suo corpo si afflosciò ai piedi del larice contro cui era stata appoggiata immobile. E lì la trovarono il padre, i fratelli e gli abitanti di Aione che, quando iniziòil temporale incominciarono a cercarla. Il padre la sollevò delicatamente e tenendola fra le braccia, la riportò a casa

Fu asciugata e messa a letto sotto un mucchio di coperte: non aveva ripreso conoscenza; il suo corpo bruciava per la febbre alta ei suoi denti battevano in un tremito incontrollato e convulso. Circondarono il suo corpo con pietre riscaldate nella brace del camino ma il suo tremito non cessava. Dalle labbra le uscivano strane parole smozzicate. Incominciò a sudare e sudò per tutta la notte e il tremito a poco a poco cessò.
L'alba la trovò tranquilla e sul suo viso erano tornati i colori della salute. Aprì gli occhi. Si guardò attorno con aria trasognata ma calma poi, piombò in un dolce sonno ristoratore.

Dormì tutto il giorno e tutta la notte. Al mattino seguente si svegliò riposata e serena. Quelle strane vecchie donne che altro non potevano essere, se non delle streghe, si allinearono sulle rive dei laghetti e, dondolandosi sulle gambe, intonarono un cantolamentoso e lugubre che a poco a poco accelerò nel ritmo fino a diventare una verasarabanda accompagnata da frenetiche danze.

Mangiò un pezzo di pane nero intinto in una scodella di latte caldo e poi, circondata dai suoi cari che con molto amore e molta pazienza le facevano delle domande, incominciò a raccontare la sua terribile avventura.

I più giovani credettero incondizionatamente al racconto di Annamaria, ma i più vecchi erano molto scettici e dubbiosi. Subito alcuni di loro partirono per i laghetti.

Quando arrivarono non notarono niente di particolare. Non vi erano impronte sulle rive. Non vi era nemmeno uno stelo d'erba calpestato o rotto.

Ma un giovane piu attento degli altri, chiamò tutti vicino alla riva e fece vedere una cosa strana che prima di allora,nessuno aveva mai visto: sul fondo dei laghetti, vi erano dei tronchi scuri: tanti quante erano le streghe che Annamaria aveva contato.Tutti restarono attoniti e senza parole.

Il caso oscuro dei tronchi non fu risolto da nessuno
Annamaria aveva davvero visto le streghe, o le aveva sognate nel suo sonno pomeridiano interrotti improvvisamente dall'incubo di quel violento temporale?

Questo resta e resterà un mistero, ma ancora oggi dopo tanti, tanti .....ma tanti anni, sul fondo dei laghetti si vedono quei tronchi che non marciscono mai e, i due laghetti comunicanti, vengono chiamati, assieme, il Lago delle Streghe.