La Fauna: Alpe Veglia

In estate, in alto, sugli ampi terrazzi erbosi dei pendii ben soleggiati, più in basso nella stagione fredda, numerosi camosci sono da tempo una presenza costante, così come costante è ormai la presenza stagionale di numerosi caprioli, che preferiscono tenersirs nel folto dei boschi.

Comparsa invece molto recente è quella dei cervi, che nel parco sono riusciti a trovare un territorio ideale per la riproduzione. La presenza dello stambecco, reintrodotto negli anni Settanta, è ormai stabile.Allegra compagna d'ogni gita è la marmotta, curiosa sentinella pronta a fischiare ad ogni minimo pericolo. E' molto spesso questo attento roditore ad avvertirci, con un caratteristico fischi d'allarme, della presenza della sua gran nemica naturale l'aquila reale.

Altri mammiferi più riservati sono la lepre bianca, le numerose volpi, il frenetico ermellino, il tasso, lo scoiattolo (quest'ultimi due sono generalmente più frequenti a quote più basse).Tra i più piccoli e numerosi abitanti, seppure difficili da vedere, vi sono toporagni e arvicole. Oltre all'aquila, altri rapaci sono la poiana, l'astore, lo sparviero, il gheppio e tra i notturni il gufo, la civetta capogrosso e la civetta nana.

Sempre tra gli uccelli ricordiamo la pernice bianca e il gallo forcelle, che, proprio all'interno del parco, raggiungono la massima densità di tutto l'arco alpino, la coturnice, i picchi (rosso, maggiore, nero), il merlo acquaiolo, il merlo dal collare, il codirosso, la passera scopaiola, lo stiaccino, il sordone, il culbianco, il crociere, il fringuello alpino, il verzellino, le cince (mora, alpestre, dal ciuffo), l'organetto, gli zigoli, la ghiandaia, il gracchio, il corvo imperiale... Tra i rettili, cosa poco risaputa, svolgono un'importante funzione ecologica le vipere, numerose eppure ben difficili da incontrare, dato il carattere schivo e timoroso.

Ambienti da considerare con attenzione sono le zone umide e i laghetti: è qui che si possono osservare la rana temporaria e il tritone alpestre, oppure i veloci ditiscidi e le loro larve, o ancora piccolissimi crostacei sospesi, mentre grosse libellule volteggiano sul pelo dell'acqua.

La Flora

La grande varietà di ambienti, diversi sia dal punto di vista ecologico che climatico ed edafico, consente di trovare all'interno del Parco e nelle zone limitrofe una grande varietà di vegetazione, dai pascoli pingui delle quote più basse fino alle associazioni pioniere rupicole delle valletto nivali. Condizioni climatiche particolari, insieme con diversi tipi di terreno, inoltre, rendono possibile la fioritura contemporanea di specie che fiorirebbero in periodi distinti dell'anno, facendo di alcune zone del parco un giardino botanico alpino, nel quale si possono trovare fino a cinquecento specie diverse, alcune delle quali si sono rivelate particolarmente insolite in questa zona.

Le due conche prative dei piani di Veglia e di Devero presentano simili caratteristiche: molto umide e paludose, sono state progressivamente bonificate per aumentare la produzione di foraggio.

Tuttavia le zone umide permangono in tutta la zona, distribuite su diverse altitudini.

Vi potremo trovare Carici (Carex fusca, Carex rostrata...) la Drosera rotundifolia, piccola pianta carnivora, la Primula farinosa, la Menyanthes trifoliata, la Viola palustris, la Caltha palustris, gli equiseti (E. palustris, E. variegatum}, gli eriofori (Eriophorum angustifolium, E. Scheuchzeri)...Nelle zone pianeggianti, i pascoli sono dominati dalle graminacee (Poa alpina, Phleum alpinum, Nardus strictaa...), dalle ciperacee (Carex sempervirens, Carex curvula...), da piantaggini e composite, tra le quali non sarà difficile riconoscere i precoci crochi , a bella Gentiana acaulis, la Biscutella laevigata, il rinanto, alcune orchidacee (Orchis sambucina, O. maculata, Nigritella nigra).

Una grande superficie del territorio, tra 1500 e 2000 m, è occupata da boschi, costituiti essenzialmente, nelle zone ad alta quota, da larici, mentre scendendo d'altitudine, la presenza dell'abete rosso, dell'abete bianco e di latifoglie quali il sorbo degli uccellatori (S. aucuparia), il sorbo alpino (S.Chamaemespilus), il sorbo montano (S. aria), salici, ontani, rarissime betulle, si fa sempre più cospicua. Sui versanti delle montagne a componente calcarea, più dolci e senza grossi ostacoli, il bosco è più esteso , mentre sui versanti delle ripide montagne a carattere siliceo esso è più rado, interrotto frequentemente dai salti di roccia, dai canaloni delle valanghe o dalle frane. Il tipico sottobosco del lariceto è costituito da un tappeto di rododendri e mirtilli. La coltre di rododendri (Rododendrum ferrugineum) è particolarmente fitta sui versanti meno esposti al sole, dove la neve perdura maggiormente, proteggendo le gemme dal gelo, mentre su quelli più esposti troveremo piuttosto i ginepri nani, più resistenti a condizioni estreme.

Con un po' di fortuna, passeggiando tra i larici, su pendii un poco ombreggiati, potremo incontrare uno dei fiori endemici alpini più belli: l'ormai rara Aquilegia alpina. Salendo oltre il limite del bosco, la vegetazione si fa sempre più bassa e rada: la brughiera a rododendro prosegue verso l'alto riconquistando i territori dei pascoli in disuso. Alcune specie degli antichi pascoli riescono a sopravvivere, ad esempio la gialla margherita dell'arnica.A quote più elevate le aree aperte e soleggiate sono dominate da praterie di graminacee e ciperacee, dove, in alcune zone, le piante, senza neanche più la protezione della neve, continuamente spazzata dal vento, devono sopportare escursioni termiche annuali di quasi 80°C!

 Dryas octopetala
In zone particolarmente esposte alle intemperie, al vento in particolare, la vegetazione delle lande è caratterizzata da bassissime pianticelle legnose, quali l'azalea alpina, la Dryas octopetala, l'uva orsina, i salici nani.

Ambiente Fisico : Alpe Veglia

Geologicamente, la zona di Veglia-Devero è compresa nel dominio pennidico delle Alpi Occidentali. Essa fa parte di una struttura complessa, data dalla sovrapposizione di unità strutturali, ben distinte dal punto di vista geologico e petrografico, dette "ricoprimenti", derivanti dal processo di formazione della catena alpina e successivamente modificate dall'azione dei ghiacciai e dei fiumi fino ad assumere l'attuale aspetto.
Le rocce bruno-rossiccie del ricoprimento IV, o del Berisal affiorano nella parte nordoccidentale di Veglia e solo marginalmente nell'area di Devero. Esse contribuiscono, con le chiare rocce gneissiche del ricoprimento III, o del Monte Leone, alla costituzione della maggior parte delle creste spettacolari che delimitano il parco e sono facilmente osservabili sulla parete est del Monte Leone e sulle pareti rocciose del Cervandone, dove, a causa delle diverse colorazioni, la piega delle rocce è particolarmente evidente.

Dal punto di vista mineralogico, il distretto del Parco è una delle zone più interessanti dell'arco alpino. In particolare il Monte Cervandone è divenuto famoso soprattutto per le varietà di minerali, talora unici al mondo, rinvenuti nelle rocce gneissiche: asbecasite, cafarsite, cervandonite, chernovite, gasparite, tilasite, sono alcuni esempi di specie mineralogiche riconosciute, che sono ben 127 in tutta la zona.

Interessante è la presenza di serpentinite che fa risaltare cromaticamente le Cime della Rossa, del Crampiolo e della Marani rispetto alle rocce circostanti. Il minerale principale di questa roccia è il serpentino, che in questa zona presenta caratteri unici: estrema compattezza, colorazione intensa e struttura lamellare, tanto da rappresentare una varietà particolare detta "antigorite" (da Valle Antigorio).
Lasciando la cima delle montagne, torniamo alle conche di Veglia e Devero, un tempo grandi circhi di origine glaciale.

L'azione modellatrice del ghiacciaio ha lasciato visibili segni della sua storia. Non è difficile, infatti incontrare le rocce montonate e striate (ad esempio a Sud del Lago d'Avino oppure al Passo della Rossa) che, ai bordi della valle, sono state modellate dall'azione abrasiva del ghiaccio.

Altra conseguenza del glacialismo, sono le morene, accumuli di detriti lasciati dai ghiacci in ritiro, particolarmente evidenti ai piedi del Ghiacciao d'Aurona.

Proprio il contrasto tra ambienti e scenari tanto diversi rende ancora più affascinante percorrere i tanti sentieri del Parco. Agli occhi del visitatore attento e scrupoloso si schiuderà un mondo fantastico, fatto di tante piccole cose, che chi ha fretta non riuscirà mai a cogliere ed apprezzare..