La trota fario è un salmonide indigeno delle nostre acque montane.
Tra tutti i salmonidi è il più apprezzato e pescato dai pescatori, quello forse anche più adattabile tant'è vero che lo si può trovare da oltre 2000 ms.l.m ad altezza zero del mare.
Il suo corpo è slanciato ed elegante compresso ai lati, la testa, robusta ma non molto grande, è munita di un'ampia bocca più sviluppata nel maschio che non nella femmina.
Negli esemplari adulti la mascella inferiore è più lunga che quella superiore formando nei maschi il così detto "becco". Le pinne si presentano abbastanza sviluppate, gli occhi neri bordati di giallo. La livrea della fario varia secondo l'habitat, dall’alimentazione e dalla luce che favorisce una più o meno elevata quantità di macchie rosse e nere. Normalmente nei torrenti di montagna, la sua tinta di fondo è generalmente verde scuro con fianchi giallo-dorato, in pianura tende sul grigio.
La fario, di indole piuttosto timida e sospettosa tende a difendere molto energicamente il posto di caccia, rifugge dalla luce forte e per questo è sempre alla ricerca di zone riparate dal sole.
Si alimenta soprattutto di vermi, insetti, crostacei e, in età adulta, anche di pesciolini. Ad inizio stagione, quando la portata d’acqua dei torrenti è ancora scarsa e con le temperature rigide, la ricerca della fario è del tutto sconsigliata. Infatti, il freddo inibisce le trote riducendo notevolmente il loro appetito. Per tutto l’inverno, dunque, la fario resta intanata tra i sassi e le radici, poi con l’inizio della stagione primaverile, riprende l’attività.
Nel periodo dell’apertura, se la voglia di riprendere in mano la canna da pesca dopo mesi di inattività, è cosi impellente, il posto migliore per tentare qualche cattura è sicuramente il fondo valle dato che la temperatura dell’acqua è maggiore. Tutti pensano che il momento migliore per andare a pescare sia la mattina presto ; questo è valido in estate, ma durante le prime settimane dall’apertura dei fiumi è un grave errore perché la trota a causa della bassa temperatura dell’acqua, tende ad uscire dalla tana quando il sole incomincia a scaldare l’acqua.
Quindi non fatevi prendere dalla foga di andare a pescare prestissimo la mattina rovinando probabilmente un ottimo posto, aspettate che il sole sia alto in cielo.
Da aprile a maggio, quando la massa d’acqua dei torrenti è più corposa, la Fario inizia ad abbandonare la tana, questo è il momento giusto per fare belle catture dato che il pesce uscito dall’inverno e dal periodo della riproduzione vuole recuperare il peso perduto cibandosi voracemente. L’esca migliore è il pesciolino, essendo voluminoso e quindi appetibile alla trota innescato in modo che giri (vedi Le Esche ) in corrente e recuperato a strappi vicino ai sassi e alle radici, anche un grosso verme può dare ottimi risultati.
In questo periodo avviene una condizione meteorologica assai favorevole alle catture : il temporale.
Allora l’acqua s'intorbidisce e le fario escono tutte a caccia, non badano troppo al sottile, si muovono in fretta aggredendo ogni boccone commestibile.
Con l’inizio dell’estate, calano i livelli dei corsi d’acqua e la temperatura si fa alta. La fario la troviamo soprattutto la mattina presto o la sera, si allontana dal rifugio anche per parecchi metri, corre velocemente in tutte le direzioni, attacca l’esca e cerca di portarla via.
Questo è il periodo migliore per tentare anche nei ruscelli d’alta montagna la ricerca delle ruspanti (consiglio di liberarle perché non c’è nessuno che semina le trote in montagna).
Anche in estate, le condizioni migliori per la pesca della fario sono quelle che seguono un temporale quando l’improvvisa piena smuove il fondo e intorbidisce l’acqua. In autunno, le trote riprendono a mangiare freneticamente sentendo ormai vicino l’inverno e il periodo della "frega" (riproduzione), si ripete un po’ ciò che succede in primavera, con l’unica variante che si nutrono ancora all’alba e al tramonto.
Originaria del Nord America, è stata introdotta nelle nostre acque verso la fine del secolo scorso divenendo subito oggetto d'allevamento intensivo grazie alla crescita veloce. Sul principio l’immissione in acque libere dette ovunque risultati deludenti, per l’incapacità dell’iridea di riprodursi nelle nostre acque, ma, a differenza della fario, la più facile possibilità di allevarla artificialmente dette poi il via ad una vera e propria industria di troticoltura, sia per ripopolare i corsi d’acqua, sia per incrementare un mercato ittico in continua espansione
Si riproduce naturalmente nelle nostre acque e può raggiungere oltre un metro di lunghezza e un peso di venti chili, come hanno dimostrato catture effettuate nel Ticino. La trota marmorata è per eccellenza una vorace carnivora, si nutre di piccoli pesci (vaironi, sanguinerole, trotelle), ma da giovane non disdegna insetti acquatici e vermi. Vive esclusivamente nei grandi fiumi di pianura caratterizzati da forte corrente con ampia portata, fondo prevalentemente ghiaioso o a ciottoli con tane e nascondigli.